Condivisione di Farby

Ciao a tutti,
questa esperienza sta per giungere al termine, ma non è certo tempo di bilanci. Ormai, alla terza esperienza di viaggio, ho imparato che sono tante le cose che hanno bisogno di tempo per essere assorbite, interiorizzate, elaborate. non è così semplice lasciarsi tutto alle spalle, non è prendendo l’aereo del ritorno che tutto tornerà come prima. sì, forse l’ambiente intorno, i miei affetti, la mia routine quotidiana tornerà ad essere come prima, ma tutto avrà un sapore diverso, aromatizzato da questa esperienza, almeno fino a quando ci saranno volontà ed energie per conservare i “residui” di questo viaggio… un po’ come il buon vino fatto in casa da mani esperte, ha sempre quel po’ di residuo sul fondo, quella bottiglia va trattata con calma e attenzione, non va agitata inutilmente altrimenti si rischia di far disperdere i residui in tutta la bottiglia e rovinare il vino… i residui si chiamano “fondo” proprio perché devono depositarsi sul fondo e da lì trasmettere le caratteristiche esssenziali di quella bottiglia. Allo stesso modo… le emozioni vissute in questa esperienza devono essere lasciate depositare sul fondo dei miei pensieri, da lì daranno senso a tutto, con il tempo che occorre per una buona maturazione, senza fretta, senza agitare il contenitore, mente e cuore.
Porto a casa tante cose, a cominciare dal rapporto con i miei compagni di viaggio, anche questo fa esperienza, anche questo mi ha permesso di crescere, di mettere in luce colori e ombre di ciò che sono io, l’io con me stesso e l’io con gli altri. Tutti gli abbracci scambiati, gli sguardi di intesa, le risposte a bruciapelo, i pensieri detti e pure quelli non detti, i momenti sereni e quelli più difficili… nemmeno un singolo gesto sprecato o che non sia venuto da dentro, c’è tutto, il bello e il brutto…
Porto a casa la serenità di questo popolo che, nonostante abbia difficoltà non proprio piccole, è sempre pronto a sorriderti e ad ascoltarti, non ricordo un singolo episodio di qualcuno che non abbia risposto ad un saluto con un gesto o un sorriso… quanto siamo diversi noi “occidentali”, dove a casa nostra ti capita di incontrare mille persone in poche ore e non scambiare nemmeno un saluto o un gesto di riconoscimento.
Qui vivono decine di etnie diverse, tutte insieme in un ambiente di reciproco rispetto, che sia la provenienza a far differenza o la religione non importa, il popolo indiano convive insieme e lo fa con grande orgoglio nazionale, di unione e fratellanza. Abbiamo assistito alla fine del Ramadan, per i mussulmani è giorno di festa, non si lavora, i negozi sono chiusi e si festeggia in casa con le famiglie. Ma ad essere chiusi non erano solo i negozi mussulmani, anche quelli cattolici o delle persone che sono di religione induista. Semplicemente fantastico!! Noi invece, nel nostro mondo occidentale evoluto e “superiore”, siamo in grado di farlo?? …forse purtroppo non siamo in grado nemmeno di pensarla una cosa simile!
Porto a casa la semplicità delle persone incontrate, che siano adulti, anziani, giovani o bambini, che siano incontrati per strada o nelle strutture che abbiamo visitato.
Porto a casa anche immagini che resteranno scritte indelebilmente nella mia mente, immagini di povertà, di sporcizia, di sofferenza, di incomprensione, di tristezza profonda. Occhi sofferenti di bambini malati, soli, che non sanno cosa voglia dire essere solamente dei bambini, bambini che non hanno la possibilità di essere quello che sono, semplicemente bambini appunto! Occhi sofferenti di persone che vivono alla giornata per strada o in baraccopoli improvvisate in ambienti dove l’emergenza primaria è quella igienico/sanitaria.
L’India, come tanti altri Paesi, è spaccata a metà, gente che sta bene, molto bene, e gente che non ce la fa nemmeno a garantirsi la dignità di essere persone. Ed è in questi assurdi “giochi” della vita che riesci a vedere con i tuoi occhi paradossi al limite dell’incredibile, dove a 50 metri da un moderno centro commerciale e un albergo a 6 stelle compare una baraccopoli fatta di tende e lamiere, dove bambini giocano a piedi nudi o espletano i loro bisogni fisiologici per strada accanto a mucche che pascolano in mezzo a montagne di rifiuti. Qui le mucche sono animali sacri e sono libere di fare ciò che vogliono, se ne vedono a centinaia per la città, in mezzo alla strada, sui marciapiedi, tra montagne di spazzatura mentre “brucano” sacchetti di plastica anziché erba verde. Tante volte le mie narici hanno respirato aria profondamente alterata da odori insopportabili, quel puzzo ruvido e aggressivo che ti penetra nel profondo e resta lì per parecchio tempo.
Perché tutto questo esiste, accade (???), perché mi chiedo, ma nessuna risposta plausibile arriva al mio cervello!
Ma porto a casa anche gli sguardi di tutti i bambini, ragazzi/e, adulti che abbiamo incontrato nei nostri servizi, i loro sorrisi sinceri, i loro volti che pian piano dimostravano fiducia in noi, il loro progressivo spiegare le ali della fantasia per volare via lontano da ciò che fa male, anche solo per istanti brevi, attimi… è questo quello che abbiamo cercato di fare, riuscendoci bene in molte occasioni, donando tutta l’energia e l’entusiasmo che avevamo dentro.
Anche l’India, come l’Uruguay in passato, mi resta nel cuore, segna profondamente quello che ero ieri, quello che sono oggi e quello che sarò dopo questa esperienza. e stasera, penultimo giorno, camminando per le strade di Bangalore, ad ogni respiro trattenevo e buttavo giù, voglio respirare fino in fondo e fino all’ultimo quello che questa esperienza mi sta donando!
Concludo dicendo grazie ai miei compagni di viaggio dedicando a loro una singola e semplice frase: grazie perchè siete stati “bastone” per la strada e “cerotto” per le ferite!
Ciao a tutti. vi stringo forte forte in un abbraccio che racchiude tante sensazioni, tante emozioni, tanti brividi vissuti che non riescono a trovare forma per essere racchiusi in parole…

Farby