Condivisione di Farby

Ciao a tutti,
provo a buttar giù qualche parola per condividere alcune emozioni…
Venerdì siamo andati in questa struttura che avevamo trovato in internet, la Missionaries Charitiy of Mother Teresa, andiamo senza avvisare, ci presentiamo lì e vediamo ciò che succede, questo il nostro pensiero… la struttura ospita bambini orfani con disabilità fisiche parecchio gravi. Arriviamo davanti al cancello ed entriamo. ci viene risposto di tornare domani perché oggi non ci sono le suore responsabili… ok accettiamo ma non riusciamo a tornare in macchina.
La stessa signora che ci ha detto di tornare domani ci scruta… rientra nella struttura senza dire nulla… poco dopo la vediamo tornare spingendo la carrozzina di un bambino. poi ne porta fuori un altro, un altro ancora, finchè non siamo circondati da una decina di bimbi. Ci ha guardato negli occhi e ha capito… quello che sembrava un rifiuto si è trasformato in accoglienza!! Le disabilità fisiche dei bimbi sono parecchio gravi… mi colpisce molto un bambino con le braccia cortissime e per di più girate stranamente all’indietro. Un’altra bambina ha tutto il corpicino rovinato da chissà quale malattia, è devastata, sembrano bruciature ma non capiamo cosa sia, i piedi non hanno le dita, sono un “pezzo unico”, è impressionante son sincero, ma il viso è dolcissimo, lo sguardo triste, non ho mai visto uno sguardo così profondamente triste!
Bello stare con loro, giocare insieme e passare del tempo in allegria… emozioni uniche! Giustamente non ci permettono di fare fotografie ai bambini.
Il giorno dopo, sabato, torniamo da loro… per farlo facciamo l’impossibile, attraversiamo tutta la città da parte a parte a bordo dei Tuk Tuk. davvero un’avventura!!
Arrivati si instaura subito una bella atmosfera. ma c’è qualcosa che ci aspetta dietro l’angolo… ci propongono di aiutare a dare da mangiare ai bimbi. Ci sono bambini che mangiano sdraiati per terra perché le malformazioni gli impediscono di stare seduti; una signora accanto a me per dare da mangiare ad un bimbo ribalta la carrozzina e il bimbo si trova “piatto” sul pavimento, è l’unica posizione per riuscire a dargli da mangiare, mi spiegano.
Io faccio mangiare Sunil e per farlo devo ripetere ad ogni boccone una frase che pressappoco recitava così: “Sunil, jodi akka!!” quando sentiva questa frase apriva a fatica la bocca, gli tenevo la testa alta e così riusciva a buttar giù qualche cucchiaio di quella strana pappetta.
Sono attimi. ad ogni boccone i nostri occhi si incrociano… brividi, lacrime che restano dentro, sorrisi spontanei che rassicurano, battiti di ciglia e di cuore. tutto forte all’ennesima potenza, emozioni che spaccano la mente, come quella che mi ha colpito qualche minuto prima… eravamo ancora fuori in cortile a giocare, Shueta ha quasi 3 anni e vuole stare in braccio, la prendo tra le mie braccia e giochiamo insieme. Non vuole più scendere e quando provo a farla stare a terra piange. Mi chiedo come mai fosse vestita con abiti così pesanti e portasse un cappello di lana nel pieno agosto di Bangalore. Mi avvicino ad una suora della struttura e già il cuore batte forte alla vista del vestito bianco e azzurro tipico dell’ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta. Con il mio stentato inglese lancio una battuta: ” she don’t like walking” (a lei non piace camminare) e accenno uno stupido sorriso. La suorina sorride dolcemente e poi mi comunica sempre in inglese che Shueta ha un cancro e quindi è molto delicata. Mi parla per altri 40/50 secondi ma il mio cervello ormai è disconnesso, anche se avesse parlato in italiano non avrei comunque capito nulla di quello che diceva. Tavola piatta, più nessun pensiero, più nessuna idea. Mi siedo sui gradini di una porta con lei in braccio, la coccolo, la bacio, le fischietto una canzone, non posso nulla di più.
Quando poco più tardi scende dalle mie braccia e si siede accanto a me è più serena, mi guarda e sorride mentre io non so dire nient’altro che il suo nome e lo ripeto più volte, sembra più serena forse perché il suo “segreto” è svelato e ora può sorridere perchè non ha più nulla da “nascondere” nel suo splendido viso.
Il distacco da questa struttura è difficile ma torneremo ancora a salutare i nostri piccoli amici!
Il gruppo aiuta molto, ci divertiamo molto insieme, si sa che divertirsi vuol dire anche stemperare le tensioni che si vivono durante la giornata… e noi riusciamo a farlo!
Un abbraccione a tutti… cuore a cuore!

Farby